Interrogatorio Fabio Perrone dinanzi al giudice: ‘Triglietta’ si avvale della facoltà di non rispondere

Questa mattina si è svolta l’udienza di convalida dell’arresto. Perrone rispondeva dei reati di evasione e detenzione di arma da fuoco. Il giudice nella giornata odierna ha sciolto le riserve convalidando l’arresto e disponendo la misura cautelare del carcere.

Era il giorno dell'interrogatorio di Fabio Perrone, ma come ci si poteva immaginare, "Triglietta", dal carcere di Borgo San Nicola, si è avvalso della facoltà di non rispondere.  Questa mattina,  si è svolta l'udienza di convalida dell'arresto, innanzi al gip Vincenzo Brancato ed alla presenza del suo difensore, l'avvocato Ladislao Massari. Perrone risponde dei reati di evasione e detenzione di arma da fuoco. Il giudice, nella giornata odierna ha convalidato l'arresto, disponendo la misura cautelare del carcere. Adesso Triglietta rimarrà dietro le sbarre del penitenziario leccese e intanto il Dap ( Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria) si pronuncerà sul trasferimento in un altro carcere. In merito all'arresto ed alla successiva detenzione dietro le sbarre di Perrone, il suo legale Ladislao Massari ha espresso alcune perplessità. Anzitutto, lamentandosi di essere stato informato con molto ritardo della conclusione dell'operazione investigativa. L'avvocato ha voluto poi stigmatizzare una sorta di "ostentazione" da parte della Polizia, che avrebbe impiegato ben 40 agenti per "scortare" Triglietta, senza che ci fosse un'effettiva necessità. Inoltre, durante il suo primo giorno in carcere dopo l'arresto, il suo assistito avrebbe trascorso tutto il tempo in una cella d'isolamento con la finestra sbarrata.

Occorre poi ricordare che l'avvocato Massari, già nel corso della latitanza di Perrone, aveva presentato ricorso in Appello per la condanna all'ergastolo, maturata nel processo in abbreviato del 23 giugno 2015. Il 42enne di Trepuzzi, comparve davanti al Gup Simona Panzera, nelle vesti di omicida reo confesso del cittadino montenegrino Fatmir Makovic e di responsabile del ferimento del figlio, avvenuto la notte tra il 28 e il 29 marzo del 2014, all’interno del bar “Gold” del suo paese natale. Adesso il processo di secondo grado, si celebrerà in data 1 febbraio, innanzi ai giudici della Corte d'Assise d'Appello del Tribunale di Lecce.

Ritornando invece, all'udienza di convalida odierna, bisogna ricordare che innanzi al Gip è comparso anche Stefano Renna, 32enne di Trepuzzi, gestore del Barott8. Egli è, però soprattutto, il proprietario dell'appartamento, di via 2 giugno n. 54, dove venne arrestato Perrone all'alba di sabato scorso. Renna, difeso dagli avvocati Andrea Capone e Simona Marzo si è avvalso anch'egli della facoltà di non rispondere. Il gip Brancato ne ha convalidato l'arresto, disponendo la misura cautelare del carcere anche per lui.

Ora, a parte l'esito piuttosto scontato dell'udienza, sarà importante seguire il proseguo delle indagini. Anzitutto, gli inquirenti dovranno diradare la spessa coltre di omertà che si è formata attorno alla figura dell'ergastolano. Pare acclarato che Triglietta, durante la latitanza, si sia avvalso della copertura e dell'aiuto concreto di una vasta rete di fiancheggiatori (per ottenere cibo, soldi e rifugi) e addirittura dell'ausilio di un infermiere per le cure alla ferita rimediata durante la fuga. Ma anche armi, visto che Perrone fu trovato in possesso di un Kalasnikov, proveniente presumibilmente dagli ambienti criminali della Scu, con cui "esternare simbolicamente" un atto di forza verso l'ambiente esterno ( tutti ricordano le immagini di esponenti dell'ISIS che minacciano il mondo intero impugnando la stessa arma). Il kalasnikov proveniva presumibilmente dagli ambienti criminali della Scu, nell'ambito della quale, Triglietta voleva nuovamente ritagliarsi un ruolo apicale.

Infine Perrone, come dichiarato dallo stesso vice questore aggiunto Sabrina Manzone "stava diventando un mito". È lunga la lista di criminali, basti pensare a Salvatore Giuliano o Lucky Luciano e oltreoceano, a Billy The Kid e Ned Kelly,  che in virtù delle proprie gesta sprezzanti del pericolo, hanno goduto di una sorta di deificazione nell'immaginario collettivo di intere comunità, grazie al filtro mediatico, letterario e cinematografico. Adesso sarà opportuno concentrarsi esclusivamente sulla realtà dei fatti, cercando anche di capire come mai Perrone sia riuscito a fuggire con tanta facilità dall'ospedale di Lecce e perché, pur trovandosi in un piccolo paesino come Trepuzzi, sia rimasto " inosservato" per così tanto tempo.



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