Finisce la latitanza del boss Fabio Perrone. ‘Triglietta’ arrestato alle prime luci dell’alba. Ecco il video dell’arresto

Arrestato all’alba di questa mattina nella città di Trepuzzi il boss Fabio Perrone, detto Triglietta, che era evaso dall’Ospedale Vito Fazzi di Lecce il 6 novembre del 2015. L’uomo è negli uffici della Questura di Lecce dove è stato portato al termine di un’operazione congiunta.

È finita dopo più di due mesi la latitanza del boss Fabio Perrone, detto "Triglietta". All’alba di oggi infatti, al termine di un’operazione congiunta tra le forze dell’ordine del territorio salentino, il cerchio si è definitivamente stretto. Il boss era esattamente laddove tutti pensavano che fosse: nella sua Trepuzzi, in via 2 Giugno 54.

La cattura è stata rapida e improvvisa e non avrebbe dato all’uomo il tempo per provare a fuggire ancora, nonostante il latitante ci abbia comunque provato in extremis. Gli uomini della Polizia di Stato – unitamente a quelli della Penitenziaria – sono penetrati nel covo dove avevano individuato la presenza del boss, che si è reso conto che era meglio consegnarsi vista l'impossibilità a trovare vie di scampo. Perrone è stato sorpreso in compagnia di Stefano Renna, 32enne del posto, proprietario dell'appartamento. L'uomo che gestisce il Bar Ott8, è stato arrestato. Due le armi ritrovate, entrambe con il colpo in canna: la pistola d'ordinanza sottratta all'agente di Polizia Penitenziaria nella fuga ed un kalashnikov pronto all'uso. Più dieci cartucce calibro 12 e 4.660 euro in contanti. Trovata anche una paletta della polizia. Non si sa ancora se sia origiale o taroccata, quel che sembra certo è che Triglietta la utilizzava durante i suoi spostamenti. Esponendola sul cruscotto pensava di farla franca. Scambiandola per un auto civetta della polizia, pensava infatti di passare inosservato.

Il "Triglietta" è risultato avere anche una ferita al polpaccio. Da accertare in quale circostanza se la sia procurata. Adesso si trova negli uffici della Questura di Lecce, condottovi stamattina alle prime luci dell’alba dopo la cattura.

Gli investigatori ritengono che l'appartamento in via due giugno sia un rifugio caldo. 

L'evasione. Tutti ricordano ancora come avvenne l’evasione dall’Ospedale Vito Fazzi in cui l’uomo era stato condotto per accertamenti medici: sottratta la pistola d’ordinanza dalla fondina di un agente della Polizia Penitenziaria che l’aveva accompagnato nel nosocomio salentino, l’ergastolano aveva fatto fuoco sul personale che si trovava dinanzi a lui, aveva rubato un’auto all’interno del parcheggio dell’ospedale sottraendola ad un’ignara signora che era giunta lì da poco  e si era messo in fuga.

La fuga e la caccia all'uomo.L’uomo aveva fatto perdere le sue tracce a bordo di una Toyota Yaris grigia che poi era stata ritrovata proprio a Trepuzzi, suo città natale che in queste lunghe settimana ha vissuto con paura la vita sociale temendo che il Triglietta fosse ancora in possesso di armi. Anche il parroco della sua città, Don Alessandro Scevola, aveva rivolto un appello affinche l’evaso si consegnasse e restituisse serenità al paese.

La condanna all'ergastolo per omicidio. Fabio Perrone era stato condannato all’eragastolo per l’omicidio volontario del montenegrino Fatmir Makovic e per il tentato omicidio del figlio di quest'ultimo, avvenuto la notte tra il 28 e il 29 marzo del 2014, all'interno del bar Gold di Trepuzzi.
 
Adesso c'è da ricostruire la vasta rete di rapporti che lo ha protetto, come affermato dagli inquirenti nella conferenza stampa.



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