Lecce, il mostro che divora tutti

Quando il cattivo tempo sferza la costa, tutti si tuffano a Lecce: La città barocca questa estate ha fatto il pieno. Ma fu vera gloria?

Lecce città, una specie di Leviatano che fagocita tutto e tutti e che si nutre delle disgrazie altrui. Rendiamo il tono più leggero: vogliamo dire che l’estate traballante dappertutto nel Salento, a Lecce è stata ricca, ricchissima di presenze nell’arco dei tre mesi precedenti.

A Lecce va bene anche il maltempo, anzi paradossalmente quando il cielo è grigio o il vento sferza le chiome degli alberi, Lecce moltiplica i numeri del turismo.

La città d’arte è attrattiva di per sé, ma anche rispetto all’indotto. Quando il cielo si copre, flotte di famiglie, gruppi e coppie di vacanzieri abbandonano la costa e si riversano a Lecce. La città d’arte è un obiettivo ma anche un riempitivo, un diversivo, una valida alternativa.

Più strana è l’estate più bella appare Lecce, gonfia di turismo ai limiti del consentito.
Piazza Duomo, Piazza Sant’Oronzo e dintorni sono i terminali delle gite e delle escursioni, la villa comunale il quartier generale del ristoro. Chi parte, chi arriva, chi riparte, chi ritorna, non c’è orario, non c’è tregua.

Ci sono stati i tedeschi (tantissimi per fortuna) gli americani, i giapponesi e adesso tanti italiani del nord, oppure provenienti da Roma o da Napoli o dalla Sicilia.
Lecce va insomma, nessuno si lamenti, speriamo solo che l’oggetto delle visite sia a livello delle aspettative, non tanto per il valore delle opere d’arte, e chi le può discutere, quanto per il valore dell’accoglienza, dei servizi offerti, del decoro, della pulizia.

Tanti punti sui quali verrebbe davvero da chiedersi, se è possibile considerarci una città d’arte in tutti i sensi, o solo una meta turistica di moda fino a oggi.

Quanti dubbi ci vengono a guardare bene, nelle pieghe di un città che sembra vivere solo di rendita.



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