Infrastrutture e turismo in Salento, il destino di un territorio

Due italiani su tre sognano il Salento ma, sul finire della bella stagione, resta ancora irrisolto il problema di come movimentare il turismo anche in altri periodi dell’anno.

L’estate è ormai al suo atto conclusivo e, sebbene il Salento abbia fatto, come si suol dire, il botto sotto l’aspetto turistico, e in quanto a presenze e per eventi, anche quest’anno restano insolute le annose questioni che, ancora, impediscono al nostro territorio di spiccare il volo e di guadagnarsi quella visibilità internazionale che merita e che gli darebbe l’occasione definitiva di sviluppare una propria economia e, perché no, permettergli di aspirare a nuovi e più ambiziosi traguardi.

Parliamo, è ovvio, di infrastrutture: sono trascorsi più di otto mesi da quando, una delegazione di forzisti, guidata da D’Attis, Vitali e Caroppo, denunciava l’inopportunità direalizzare uno shuttle che collegasse, su gomma, la stazione ferroviaria di Brindisi all’Aeroporto del Salento in virtù del fatto che, tale servizio, già esisteva ed era efficientemente sostenuto dalla società di trasporti urbani locale… non solo! La preoccupazione che, già allora, gli azzurri palesavano era quella che si fosse sul punto di sprecare l’ennesima occasione per creare quella rete di collegamenti di cui la penisola salentina avverte fortemente l’esigenza, spendendo oltre 40milioni di fondi europei in un’opera pressoché inutile anziché reinvestirli in una linea direttasu rotaie tra lo scalo aeroportuale, il capoluogo adriatico e Lecce evitando, così, che l’imminente avvio della tratta ferroviaria tra quest’ultima e Bari-Palese, condannasse una così importante risorsa all’isolamento e, quindi, all’asfissia.

Di quell’opera, come di altre, non se ne fece, poi, più nulla ma, da allora, i richiami a questa problematica, sono stati molteplici, non ultimo quello dello scorso 25 luglio con cui il dr. Raffaele De Santis, presidente provinciale di Federalbeghi-Lecce, puntava il dito contro la scadente qualità dei servizi pubblici locali e una certa inefficienza delle stesse istituzioni affermando che “i trasporti fanno acqua da tutte le parti e rischiano di avere pesanti ricadute sull’intero comparto dell’accoglienza”.

Nulla di più vero e, per quanto ci sia stato chi, sentendosi parte in causa, si affrettò prestamente (e con non poca stizza anche) a rispondere pur di difendere il proprio operato per quanto, come già detto, avevano già provveduto altri a farlo, il problema sollevato da De Santis esiste, insiste e persiste!

Perché, come giustamente fatto presente dallo stesso presidente di Federalberghi-Lecce, “le stagioni turistiche si programmano, si lavora durante l’inverno e non si può aspettare fine luglio per immaginare di mettersi a lavoro”, inoltre, nel corso degli anni, si sono sperperati milioni senza che il Salento ne traesse realmente dei vantaggi e “ora non si investe neppure qualche migliaio di euro per garantire una rete di collegamenti adeguata”

È chiaro, quindi, che non si può più continuare a fare affidamento solo sul fatto che le strutture più avviate e organizzate riescono sopperire con servizi di trasporto ‘fai da te’ o navette private con cui i turisti vengono scarrozzati da Lecce, Brindisi o, addirittura, da Bari, ma è ormai tassativo evitare che pure i piccoli imprenditori, i gestori di B&B o soltanto i privati con una casa da affittare restino al palo, perché producono anch’essi un giro d’affari considerevole che non ci si può permettere di ignorare e, ancor più, smarrire.

Ancora una volta, insomma, si ragiona su come farmuovere il Salento troppo tardi e, mentre altrove qualcuno pensa bene di scatenare una guerra fra poveri fomentando le, legittime, aspirazioni di crescita di questo o quell’altro porto o aeroporto (ai danni di quelli già esistenti )pur di favorire i propri, anche stavolta, oltre allo sgolarsi delle solite voci nel deserto e di chi, di questa svolta epocale, avrebbe davvero bisogno per non perdere quel tanto, seppur con poco, che si è riusciti a costruire, di risposte concrete neppure l’ombra o, quando arrivano, non sono quelle che ci si aspetterebbe.
 
Luca Nigro



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