Dal Ciolo alle Cipolliane, percorsi avventurosi a strapiombo sul mare

Un chilometro e mezzo di sentiero costiero tra rocce, pietre e terra rossa, prima di arrivare agli anfratti preistorici che dominano l’azzurro mare leucano. Esperienza da fare almeno una volta.

Il Salento nasconde alcune delle meraviglie naturali più suggestive d’Italia, dove il mare cristallino incontra scogliere mozzafiato e sentieri avventurosi. Tra questi, i percorsi dal Ciolo alle Cipolliane rappresentano un itinerario unico, ricco di panorami mozzafiato e antiche testimonianze preistoriche.

Si parte dal Ciolo, località nota per il ponte che cavalca la splendida insenatura alle porte di Leuca, nel territorio di Gagliano del Capo, e si arriva dopo un sentiero alla grotta delle Cipolliane. Un’oretta di cammino, a passo lento. Profumi, odori, sensazioni forti accompagnano il percorso del viaggiatore. In basso una scogliera intagliata dai venti di scirocco, e un mare blu scuro, quasi nero.


Al termine del sentiero, da seguire in gruppo o in solitaria, si giunge con qualche difficoltà, ma alla portata di tutti, al cospetto di alcuni anfratti, non vere e proprie spelonche, ma ripari costruiti nei millenni dall’azione sapiente degli agenti atmosferici. Le cosiddette grotte si trovano a circa 30 metri rispetto al livello del mare e sono fondamentali per gli studi archeologici. L’epoca è coeva di quella della Grotta Romanelli di Castro, una delle più importanti grotte preistoriche della Puglia. Il fascino di questi anfratti è amplificato dalla loro posizione dominante sul mare, che sembrano custodire segreti antichissimi e raccontare storie di un passato remoto.

Un chilometro e mezzo di sentiero costiero tra rocce, pietre e terra rossa, prima di arrivare agli anfratti preistorici che dominano l’azzurro mare leucano. Esperienza da fare almeno una volta

Il momento più bello per compiere questa piccola impresa durante l’estate è al mattino presto, non solo perché è più fresco, ma perché si può ammirare un’alba di indubbio impatto emotivo.

(Le foto in copertina sono di Vito D’Aversa)



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