La Procura ha aperto un'inchiesta per verificare un'eventuale correlazione con la somministrazione del vaccino e anche con la condotta dei medici che hanno avuto in cura il paziente
I fatti risalgono al 15 novembre del 2005. A distanza di oltre 15 anni dai fatti, una famiglia del Basso Salento ha ottenuto giustizia, a seguito di una sentenza del tribunale civile
Come atto dovuto in vista dell'esame autoptico, sono stati iscritti nel registro degli indagati, il medico del pronto soccorso ed i componenti dell'equipaggio dell'ambulanza.
Le indagini hanno preso il via dalla denuncia presentata dal marito della vittima, una 56enne di Vernole, presso il posto fisso di polizia dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce.
In seguito all'accoglimento dell'opposizione all'archiviazione, avanzata dall'avvocato Walter Gravante, è stato fissato l'incidente probatorio dinanzi al gip.
Intanto, come atto dovuto, dopo l'esposto presentato da una giovane coppia leccese, la Procura ha iscritto nel registro degli indagati i nominativi di due medici.
Quando venne disposto il ricovero nel reparto di nefrologia, i familiari avrebbero riferito ai medici che l'84enne necessitava di una particolare assistenza, essendo un soggetto "movimentato".